Ortodonzia: cos’è e come funziona

Autore: dott. Andrea Terenzi
Odontoiatra specializzato in ortognatodonzia

“Ho scelto questa specialità odontoiatrica perché corregge ciò che la natura non ci ha dato.”
Andrea Terenzi

Cos’è l’ortodonzia?

Spesso, per semplicità, il termine ortodonzia viene usato quale sinonimo di ortognatodonzia, in realtà:

  • l’ortodonzia si occupa del controllo e dello sviluppo della dentatura e delle sue strutture anatomiche;
  • l’ortognatodonzia si occupa di curare le patologie e le malformazioni della mandibola e della mascella.

Nella mia esperienza professionale queste due branche dell’odontoiatria viaggiano insieme, per ottenere risultati più efficaci.
Correggere la posizione dei denti non è solo una questione di estetica, pertanto va affrontata in relazione con l’articolazione temporo-mandibolare (la giunzione situata alla base del cranio, di fronte al padiglione auricolare, che collega la mandibola o mascella inferiore alla mascella superiore) e con i muscoli della bocca.

L’obiettivo di un trattamento ortodontico è riportare gli organi della masticazione (quindi non solo i denti) e il profilo facciale nella posizione più corretta possibile, tenendo presente le esigenze funzionali ed estetiche del paziente. Si punta quindi a ottenere un’occlusione buona, una funzione masticatoria ottimale e un viso armonico. Di conseguenza possono migliorare anche la respirazione, la deglutizione e la fonazione.

Non si sottovaluti inoltre che migliorare l’armonia fra tutte le parti del viso ha anche una funzione psicologica e sociale, perché migliora l’autostima permettendoci di relazionarci meglio con gli altri.

Quando e perché effettuare una visita ortodontica?

A tutte le età ci possono essere motivazioni estetiche e/o funzionali che inducono a rivolgersi a uno specialista. Talvolta se ne scopre la necessità in occasione di un controllo dentistico di routine o facendo la seduta d’igiene dentale.
Ho visitato pazienti venuti per sottopormi vari tipi di disagi: problemi estetici causa di insicurezze o perché, specialmente dopo i 30 anni, vedevano peggiorare un disallineamento, magari abbinato a sintomi mai avuti prima, come i dolori durante la masticazione o al risveglio, cefalea, rumori aprendo e chiudendo la bocca oppure improvvisa limitazione nell’apertura.

L’ortodonzia non deve essere immaginata solo come la soluzione utile a raddrizzare i denti, magari con qualche rimedio veloce scoperto attraverso la pubblicità, ma va intesa come un ramo dell’odontoiatria in grado di offrire un allineamento estetico integrato con le necessità funzionali della bocca.
A volte è sufficiente allineare i denti, altre volte invece il lavoro deve essere più profondo.
Ricevo spesso pazienti che hanno sviluppato sintomi proprio dopo un trattamento ortodontico svolto limitandosi a riallineare i denti. Sbagliato. Occorre puntare ai denti dritti nel rispetto della funzione.

Sebbene non ci sia un’età per la prima visita ortodontica, mi sento di raccomandare ai genitori di sottoporre i bambini a un controllo della dentatura decidua prima dei 6 anni. In questa occasione, in collaborazione con l’odontoiatra pediatrico (che nel caso dello studio dentistico Barberini è la dott.ssa Benedetta Prandi), si potrà analizzare l’occlusione del piccolo. Iniziando in tenera età sarà possibile prevenire eventuali problemi scheletrici o funzionali futuri, la cui soluzione in età adulta potrebbe risultare più impegnativa e invasiva.
I benefici sono a cascata: correggere una malocclusione, oltre a migliorare l’estetica di tutto il viso, permette, di conseguenza, una migliore igiene orale e previene il rischio di traumi dentali.
Nei bimbi inoltre si punta anche a eliminare abitudini viziate come il succhiamento del dito e la non corretta posizione delle labbra.

Come avviene la visita ortodontica?

L’approccio da seguire nella soluzione di un caso si sviluppa in tre fasi:

  • esame clinico, osservazione delle caratteristiche anatomiche e funzionali della bocca;
  • diagnosi, valutati i sintomi, determinazione della natura, della sede e dell’origine del fastidio;
  • terapia, pianificazione dei trattamenti per contrastare e curare il problema.

Durante la visita ortodontica occorre indagare tutti gli apparati, organi e sistemi che compongono l’apparato stomatognatico. Per farlo si utilizzano strumenti diagnostici quali fotografie e radiografie 2D e 3D a basso dosaggio di radiazioni, sviluppate proprio a scopo odontoiatrico.

Per la diagnosi si parte da una valutazione esterna della bocca al fine di studiare i rapporti estetici tra le labbra e i denti e l’esposizione dentale (capire quali sono i denti visibili quando si parla e sorride, e quali no). In questa fase preliminare, si scattano delle foto della bocca che permetteranno di studiarla meglio e di monitorarla durante tutto il piano terapeutico.

Dopo il check esterno si procede a indagare quello che c’è sotto, quindi a un’analisi delle arcate e del cranio. Grazie a un unico macchinario radiologico, si possono eseguire:

  • l’ortopanoramica, o radiografia panoramica delle arcate dentarie, che permette di valutare lo stato delle due arcate, superiore e inferiore;
  • la teleradiografia del cranio, che consente di misurare precisamente le diverse strutture e caratteristiche della testa;
  • la proiezione latero-laterale, postero-anteriore e assiale, che è un ulteriore studio cefalometrico eseguito da fino a tre angolazioni;
  • la TAC Cone Beam 3D, che genera un’immagine tridimensionale del cranio (o di alcune sue aree) permettendo di indagare i rapporti tra le radici dei denti e l’osso. Questo esame è molto utile nei casi di denti inclusi (non spuntati in bocca) per programmarne la terapia per trazionarli in arcata.
Reparto radiologico dello studio dentistico Barberini

I suddetti esami permettono di valutare in maniera statica l’anatomia degli organi che concorrono alla funzione masticatoria e vanno integrati con esami di secondo livello che consentono di individuare sofferenze muscolari e articolari, come la condilografia.
La condilografia è un’analisi strumentale che traccia i movimenti del condilo mandibolare (una parte dell’osso mandibolare) nei tre piani dello spazio durante i movimenti compiuti dalla mandibola.

Solo a questo punto si può procedere con la terapia più idonea per il paziente.

Quali sono le principali terapie ortodontiche?

La pratica ortodontica prevede l’applicazione di apparecchi che si distinguono tra:

  • apparecchi attivi, visibili o invisibili, che agiscono direttamente con la loro forza quando viene attivata;
  • apparecchi passivi o funzionali (utilizzabili solo in età pediatrica): es. placca vestibolare, piano inclinato, ecc. che sono di per sé inattivi, ma sfruttano le forze masticatorie.

Nella terapia meccanica con apparecchi attivi identifichiamo due soluzioni:

Apparecchio fisso sulla parte anteriore dei denti

1 – Ortodonzia fissa
Al cui interno distinguiamo tra due tipi di apparecchio:

  • apparecchio fisso posizionato sulla parte anteriore dei denti, formato da bracket (attacchi in metallo a forma di piccoli quadratini incollati al centro dei denti) dove si fa passare un arco metallico da scegliersi tra vari tipi – per forma, materiale e forza – in base alle esigenze cliniche del paziente. A seconda del caso può essere necessario aggiungere anche elastici, molle, viti e trazioni esterne.
    Per un risultato esteticamente meno invasivo, al posto dei bracket in metallo è possibile scegliere dei bracket in ceramica invisibile, cioè di un colore molto simile allo smalto dei denti;
  • apparecchio fisso posizionato sulla parte posteriore dei denti, quindi non visibile, denominato ortodonzia linguale, in cui i bracket e i fili sono messi sul lato interno dei denti (il lato linguale).
Apparecchio rimovibile e invisibile (allineatore o mascherina)

2 – Ortodonzia rimovibile e invisibile
Ottenuta con allineatori che vestono l’intera arcata dentale realizzati in materiale termoplastico di grado medico, super sottile e trasparente. Questo tipo di mascherina può essere facilmente tolta dal paziente per mangiare o per l’igiene dentale quotidiana.
La tecnica ha ottime capacità di allineamento dentale ed è quindi la soluzione per risolvere molte malocclusioni, ma non ha la massima indicazione per porre rimedio alle malocclusioni complesse dei pazienti con disfunzioni dell’ATM (acronimo di articolazione temporo – mandibolare, che è il punto di connessione tra la mandibola e il cranio), ovvero coloro che hanno un’alterazione della relazione tra le arcate dentarie che porta a un’incompleta chiusura della bocca.

Per il trattamento delle malocclusioni complesse esiste una terza soluzione, un metodo di cui sono specialista. Si ricorre all’apparecchio fisso (come descritto nel punto uno), ma il filo metallico che unisce i bracket non è dritto, bensì piegato in base alla tecnica MEAW - Multiloop Edgewise Arch Wire (filo ad arco multiplo) del Prof. Sadao Sato. Oltre ad allineare i denti, si agisce su muscoli e articolazioni, ottenendo un doppio risultato estetico e funzionale.

Alla fine di tutti i trattamenti ortodontici si deve procedere per almeno un anno con il mantenimento notturno al fine di contrastare la tendenza dei denti a spostarsi nuovamente. Questo obbiettivo si raggiunge con degli allineatori trasparenti rimovibili da indossare mentre si dorme.


Se hai domande o se desideri prenotare una visita siamo a tua disposizione.

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